Sanità, Comitato a Difesa dei Diritti: «Ospedali entroterra, situazione insostenibile»

Negli ultimi due mesi la situazione del servizio sanitario nel nostro entroterra, a seguito delle ulteriori riduzione dei servizi negli ormai ex-Ospedali di Fossombrone, Sassocorvaro e Cagli, è diventata insostenibile e tra i residenti continuano a verificarsi disagi su tutti i fronti, dai ricoveri dei malati alle odissee interminabili che si registrano nei pronto soccorso di Urbino e Fano, dova tal volta i pazienti sono letteralmente parcheggiati in ogni spazio disponibile in attesa delle cure necessarie.

Di fronte a tale situazione la Regione Marche, coadiuvata dai dirigenti dell’ASUR, continua dritta per la sua strada nell’attuazione di questa presunta “riforma” sanitaria, senza nessun ascolto dei territori e delle comunità.

Tutto ciò diventa davvero inaccettabile quando continuamente si leggono sulla stampa i diversi casi di ruberie e sprechi in tutti i settori della Sanità e con un livello di corruzione ormai quasi patologico, sul quale però la stessa Regione sembra essere cieca e sorda e non prova neanche per idea a cercare una soluzione che quanto meno limiti tale gravissimo problema.

Per tutte queste ragioni, c’è la convinzione che a questo nefasto disegno tutto l’entroterra, a partire dai comuni in cui sono rimasti i presidi, debba reagire e ritrovare compattezza, con una protesta strutturata per far sentire la propria voce fino ad Ancona.

Pertanto, si invitano i cittadini a partecipare alla “Giornata per la tutela della salute e per l’orgoglio dell’entroterra” in programma venerdì 26 febbraio alle ore 21:00, al Palazzetto dello Sport di Fossombrone, per dire NO con forza alla messa in atto di questa presunta “riforma”.

Si invitano inoltre i cittadini degli altri comuni dell’entroterra a fare altrettanto organizzando incontri nei loro territori, con lo scopo di creare una piattaforma compatta nella nostra provincia che si opponga a questo sfacelo del servizio sanitario al quale sembra non esserci fine, dalla quale poter ripartire e organizzare “l’invasione Ancona” assieme a tutti i comitati e cittadini delle Marche e chiedere alla Regione di fermarsi e tornare sui propri passi, per condividere con i territori, le comunità, le amministrazioni e i cittadini stessi un nuovo piano sanitario regionale.

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