I modi più famosi di cucinare gli insetti il cibo del futuro

Se fosse vissuto in Tailandia, forse Pinocchio il Grillo Parlante se lo sarebbe mangiato, e non per assorbire la sua saggezza: uno dei piatti a base di insetti più popolari in Thailandia è il jing leed, la frittura di grilli. Proposto come street food popolare dai venditori ambulanti, si prepara friggendo i grilli in un wok per pochi istanti prima di condirli in salsa di soia e polvere di pepe tailandese. Chi li ha provati dice che siano simili ai popcorn.

 

 

Insetti primavera. La cucina cinese è ricchissima e varia ed è impossibile riassumerla nei menù dei ristoranti cinesi che popolano le nostre città. Per esempio, nei piatti tipici di molte regioni di quel lontano Oriente ci sono anche gli insetti: in Cina la tradizione di mangiarli è antichissima. Per alcuni sono un piacere da buongustai da concedersi nei migliori ristoranti. Per altri sono un modo pratico ed economico per fare quadrare i conti a tavola, perché forniscono le stesse proteine della carne, oltre che per imbastire una cena al volo: ci sono aziende che hanno migliaia di clienti che si fanno consegnare a domicilio piatti a base di insetti, come noi per la pizza.

 

Salsa di vespe. Altra cucina ricchissima, quella giapponese, che in Italia conosciamo soprattutto per il sushi. Anche nel paese del Sol levante è possibile mettere in tavola pietanze a base di insetti: c’è addirittura un festival, come il Kushihara Wasp Festival, che celebra le vespe e i vari modi di mangiarle. Il più popolare? Macinarle e farne una salsa usata per condire i biscotti di riso. Ma c’è anche una ricetta a base di vespe cotte e conservate in gelatina di agar-agar. Oppure le vespe marinate nello zenzero e servite sul sushi, con contorno di cracker di vespe. Nella foto: frittura di larve di vespa.

 

Cimici afrodisiache. In Messico, gli insetti si mettono in tavola dalla notte dei tempi. Oggi un’alimentazione a base di insetti è ancora possibile nell’entroterra, mentre nelle città più grandi sono ormai appannaggio dei ristoranti stellati. Un tipico insetto della cucina messicana, consumato sia crudo (vivo) sia cotto, è la cimice, regina assoluta di diverse sagre – come la Feria del Jumil (la sagra della cimice, appunto). Gli appassionati ne decantano il sapore (intenso) ma anche effetti medicinali, nonché afrodisiaci, e i valori nutrizionali di tutto rispetto, visto che contiene elevate quantità di proteine e minerali. Come si mangiano? Nei tacos o anche in una sorta di guacamole “corretto” (foto).

Bruchi affumicati. I bruchi sono una ricca fonte di proteine, comuni nella cucina di molti Paesi. Nello Zimbabwe il verme mopane (bruco della falena Gonimbrasia Belina), che prende il nome dall’albero che abita – Colophospermum mopane, o albero farfalla – è un bruco assai apprezzato nella cucina tradizionale. Questi bruchi possono essere consumati secchi, in sfoglia come patatine, oppure affumicati e stufati: prima però bisogna raccoglierli, spremerli per liberarli delle viscere e stenderli ad asciugare al sole. Nella foto: bruchi essiccati al mercato di Livingstone (Zambia).

 

 

Bachi da seta. Le larve di una farfalla, la Bombyx mori, hanno una notevole importanza economica per l’industria tessile, e in molti Paesi anche per la cucina. In Corea, per esempio, i bachi da seta sono un popolare street food, noto come beondegi, da gustare (consigliano i buongustai locali) col vino bianco. Sono disponibili anche in scatola (bolliti e conditi), nei market e online. Nella foto: beondegi, “snack food” al mercato di Seoul (Corea).

 

 

Libellule per dessert. Nelle zone in cui prolificano le zanzare, avere libellule in giro è assai utile. Questi insetti si nutrono infatti di zanzare, e poi si possono mangiare e in molti Paesi, come in Indonesia, sono uno spuntino invitante. Si catturano facilmente con un semplice bastone immerso prima nella linfa di un albero, che così le attira, poi vengono servite senza ali, bollite o, se destinate al dessert, fritte (foto: nei mercati della Tailandia). Chi le ha provate afferma che è come mangiare polpa di granchio.

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